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La competitività del sistema Paese passa soprattutto per la digitalizzazione dei servizi il primo dei quali, nella logica commerciale, è quello relativo ai pagamenti. Un servizio tanto più importante in Italia, dove l’intreccio dell’impresa privata con il committente pubblico ha, da sempre, un valore – non solo di mercato – notevole.
Non è un caso che una delle prime manovre di rilancio dell’economia, dopo anni di caduta libera del Pil in un contesto internazionale di profonda crisi, sia stata l’adozione della fattura elettronica nella Pa.

Il 31 marzo 2015 scorso è entrato in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica verso tutte le pubbliche amministrazioni: a partire da questa data, così come già avveniva per ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza dal 6 giugno 2014, anche le restanti amministrazioni pubbliche centrali e gli Enti locali non possono più accettare fatture emesse o trasmesse dalle imprese fornitrici in forma cartacea.

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In 14 mesi sono stati più di 14 milioni i file di fattura inviati dalle imprese e gestiti dal Sistema di interscambio, con un afflusso medio di 60mila file/giorno per le oltre 22.700 pubbliche amministrazioni soggette a fatturazione elettronica. Nonostante la grande mole di documenti gestiti, la percentuale di errore è di poco superiore al 10% (1.548.859 file respinti).
Gli errori più comuni sono stati quelli legati alla nomenclatura dei file (30%), a tipologie di file non conformi al formato supportato dal Sistema (18%), e a fatture duplicate (14%).

[ Fonte: Il Sole 24 ORE del 15/10/2015 ]

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